La recente ordinanza n. 11622 del 30 aprile 2024 della Corte di Cassazione affronta una questione di grande rilevanza nel panorama del diritto del lavoro: la qualificazione del lavoro socialmente utile e le sue implicazioni in termini di diritti retributivi. La Corte, con un'approfondita analisi, ha stabilito che, anche se un rapporto di lavoro è formalmente qualificato come lavoro socialmente utile, ciò non esclude la possibilità di riconoscerne la natura di lavoro subordinato, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di diritti del lavoratore.
Il caso in esame riguardava un lavoratore impegnato in attività di pubblica utilità, la cui retribuzione era stata oggetto di contestazione. La Corte ha evidenziato che l'accertamento della subordinazione non dipende esclusivamente dalla classificazione formale del rapporto, ma deve tener conto delle modalità concrete di svolgimento dell'attività lavorativa. Questo aspetto è cruciale per comprendere come, anche in assenza di un contratto di lavoro subordinato esplicito, i diritti retributivi possano emergere in base alla reale situazione lavorativa.
In genere. La qualificazione formale del rapporto come lavoro socialmente utile e per pubblica utilità non impedisce di accertare che, in base alle modalità concrete di svolgimento, esso si sia configurato come lavoro subordinato, con conseguente insorgenza ex art. 2126 c.c. del diritto del lavoratore alle differenze di retribuzione, la cui prescrizione decorre in costanza di rapporto, in quanto anche in tale ipotesi, come in quella dei rapporti a tempo determinato nel pubblico impiego contrattualizzato, non è ravvisabile alcun "metus" rispetto alla perdita di una possibilità di stabilizzazione, normativamente preclusa, e di rinnovo del contratto, oggetto di un'aspettativa di mero fatto non giustiziabile.
Questa decisione della Corte di Cassazione ha importanti ramificazioni per tutti i lavoratori coinvolti in attività socialmente utili. Tra le principali implicazioni si possono evidenziare:
In conclusione, l'ordinanza n. 11622 del 2024 rappresenta un passo significativo verso la tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti in attività di pubblico interesse. Essa non solo chiarisce il quadro normativo relativo al lavoro socialmente utile, ma offre anche importanti spunti di riflessione sull'evoluzione del concetto di subordinazione nel contesto del diritto del lavoro. La Corte, con la sua decisione, invita a considerare le modalità concrete di svolgimento dell'attività lavorativa, promuovendo un approccio più inclusivo e giusto nei confronti dei diritti retributivi dei lavoratori.