La sentenza n. 11027 del 24 aprile 2024, emessa dalla Presidente A. M. e dal relatore R. R. E. A., affronta in modo significativo il tema della protezione internazionale, in particolare per i richiedenti che si trovano in una situazione di vulnerabilità derivante da vincoli debitori e sfruttamento. Questo caso, che vede contrapposti S. (R. D.) e M., evidenzia l'importanza di una valutazione integrata delle condizioni di vita dei migranti e dei loro diritti fondamentali.
Secondo la giurisprudenza, il vincolo debitorio o "debt bondage" si riferisce a una condizione in cui una persona è costretta a lavorare per ripagare un debito, spesso in situazioni di sfruttamento. La sentenza in esame sottolinea che, nel caso in cui il richiedente dimostri di aver contratto un ingente debito per migrare a causa di povertà estrema, il giudice deve considerare questa circostanza come parte integrante della sua richiesta di protezione.
Un aspetto cruciale evidenziato è la necessità di una valutazione unitaria del racconto del richiedente. Come indicato nella massima, è fondamentale che il giudice esamini le violenze subite nel paese di transito e la precarietà della situazione lavorativa attuale. Questo approccio è in linea con le Linee Guida per l'identificazione delle vittime di tratta dell'UNHCR, che forniscono un quadro di riferimento per il riconoscimento e la protezione dei diritti delle vittime.
(CONDIZIONE DELLO) Protezione internazionale - Vincolo debitorio o debt bondage - Violenze subite nel paese di transito - Precaria situazione lavorativa sul territorio nazionale - Credibilità delle circostanze dedotte - Conseguenze - Valutazioni necessarie - Contenuto. In tema di protezione internazionale, il giudice, ove ritenga credibile l'allegazione del richiedente di avere contratto un ingente debito per migrare a causa di una condizione di estrema povertà (c.d. vincolo debitorio o debt bondage), di essere stato sottoposto a servitù o lavoro forzato nel paese di transito e di avere una situazione lavorativa precaria sul territorio nazionale, deve valutare unitariamente il racconto (anche alla luce delle Linee Guida per l'identificazione delle vittime di tratta redatte dall'UNHCR) e disporre l'audizione del ricorrente, per verificare se quanto subito possa essere qualificato come atti di persecuzione o sottoposizione a trattamenti inumani e degradanti, con la conseguenza che, ove si possa escludere il rischio che il ricorrente sia nuovamente sottoposto a forme di sfruttamento o ad altri trattamenti inumani o degradanti in ragione del vincolo debitorio, è necessario valutare se la condizione di vulnerabilità derivante dai pregressi trattamenti, anche se subiti nel paese di transito, giustifichi il riconoscimento della protezione complementare, tenendo conto della complessiva condizione del richiedente, da considerare all'attualità.
In sintesi, la sentenza n. 11027 del 2024 rappresenta un passo avanti nella tutela dei diritti dei migranti e nella lotta contro forme di sfruttamento. Essa sottolinea l'importanza di un'analisi approfondita delle circostanze di ciascun richiedente asilo, affinché le decisioni giuridiche possano realmente riflettere le loro condizioni di vita e vulnerabilità. Per i professionisti del diritto, questa ordinanza offre spunti importanti per la difesa dei diritti dei migranti, ponendo l'accento sulla necessità di una giustizia equa e umana.