Scoprire che il conto corrente cointestato è stato svuotato, o che ingenti somme sono state prelevate senza il proprio consenso poco prima di una separazione, è un'esperienza destabilizzante. Oltre al tradimento della fiducia, sorge la legittima preoccupazione per la tutela del proprio patrimonio e per il futuro economico dei figli. Questa situazione, purtroppo comune, non è priva di tutele legali. Comprendere come agire è il primo passo per ristabilire l'equilibrio e garantire che la divisione dei beni avvenga in modo equo. In qualità di avvocato matrimonialista a Milano, l'avv. Marco Bianucci affronta queste delicate questioni con un approccio mirato alla ricostruzione dei movimenti e alla protezione del coniuge economicamente più debole.
Nel regime di comunione legale dei beni, che si applica in assenza di una diversa convenzione matrimoniale, i risparmi accumulati dai coniugi appartengono a entrambi in parti uguali. Ciascun coniuge ha il diritto di amministrare i beni comuni, ma questo potere non è illimitato. La legge stabilisce che gli atti di straordinaria amministrazione, come il prelievo di somme significative non destinate alle necessità familiari, richiedono il consenso di entrambi. Quando un coniuge agisce unilateralmente, prelevando fondi per scopi personali o per sottrarli alla divisione futura, compie un atto illegittimo. L'articolo 192 del Codice Civile prevede specificamente che il coniuge responsabile di tali atti debba ricostituire la comunione, restituendo la somma prelevata o un suo equivalente.
Il punto cruciale in questi casi è la prova. Il coniuge che ha effettuato il prelievo ha l'onere di dimostrare che i fondi sono stati utilizzati per soddisfare i bisogni della famiglia o per investimenti concordati. Se non riesce a fornire tale prova, si presume che le somme siano state sottratte per scopi personali e scatta l'obbligo di restituzione. La giurisprudenza è costante nel tutelare il coniuge che subisce tali azioni, considerandole un tentativo di alterare la corretta ripartizione del patrimonio familiare in vista della separazione. La ricostruzione dei movimenti bancari e la dimostrazione della loro finalità diventano quindi passaggi fondamentali per far valere i propri diritti.
Affrontare la sottrazione di fondi richiede una strategia legale precisa e tempestiva. L'approccio dell'avv. Marco Bianucci, avvocato esperto in diritto di famiglia a Milano, si fonda su un'analisi meticolosa della situazione patrimoniale e finanziaria della coppia. Il primo passo consiste nell'acquisire tutta la documentazione bancaria, come gli estratti conto degli ultimi anni, per mappare con esattezza i prelievi sospetti, le date e gli importi. Successivamente, si procede a contestualizzare questi movimenti, verificando se corrispondano a spese familiari documentabili o se, al contrario, appaiano ingiustificati. Laddove necessario, lo studio si avvale di consulenti tecnici per analisi finanziarie più approfondite, al fine di costruire un quadro probatorio solido da presentare in sede giudiziale per ottenere la reintegrazione del patrimonio comune.
Assolutamente sì. Se il prelievo non era destinato a coprire spese familiari concordate, la legge prevede che lei abbia diritto alla restituzione della sua quota, ovvero il 50% della somma sottratta. È possibile agire sia durante la causa di separazione sia con un'azione legale specifica per ottenere la reintegrazione della comunione e la condanna alla restituzione delle somme.
La prova si basa principalmente sull'analisi degli estratti conto e sulla mancanza di giustificazioni valide da parte del coniuge che ha prelevato. Sarà lui a dover dimostrare la destinazione lecita dei fondi. L'assenza di fatture, ricevute o altre pezze d'appoggio per spese familiari straordinarie, unita alla tempistica sospetta del prelievo, costituisce un forte elemento a suo favore.
Anche se i contanti sono stati spesi o occultati, l'obbligo di restituzione non viene meno. Il giudice può condannare il coniuge a restituire l'equivalente della somma dovuta, prelevandola dai suoi beni personali (come stipendio, altri conti correnti o proprietà immobiliari) al momento della divisione patrimoniale o tramite un'azione esecutiva successiva.
L'azione per la reintegrazione della comunione deve essere esercitata entro un anno dalla data in cui si è venuti a conoscenza dell'atto o, al più tardi, entro un anno dallo scioglimento della comunione stessa, che coincide solitamente con la separazione. È quindi fondamentale agire con tempestività per non perdere i propri diritti.
Se si trova ad affrontare una situazione di prelievi ingiustificati in vista di una separazione, l'assistenza di un avvocato esperto in diritto di famiglia è fondamentale per proteggere i suoi interessi. Lo Studio Legale Bianucci, con sede a Milano in via Alberto da Giussano 26, offre una consulenza mirata per analizzare il suo caso, definire la strategia più efficace per la ricostruzione patrimoniale e garantire che i suoi diritti vengano pienamente tutelati. Contatti lo studio per una valutazione professionale e riservata della sua situazione.