La sentenza n. 21936 del 14 marzo 2023, emessa dalla Corte di Cassazione, affronta un tema di grande rilevanza nel diritto penale: la collusione e il concorso dell'estraneo nel reato. Questa decisione si inserisce in un contesto giuridico complesso, dove la distinzione tra condotta punibile e non punibile assume un'importanza cruciale. La Corte, con la sua pronuncia, chiarisce alcuni aspetti fondamentali riguardanti l'art. 3 della legge n. 1383 del 1941, offrendo importanti spunti di riflessione per gli operatori del diritto.
La legge n. 1383 del 1941, in particolare il suo articolo 3, disciplina la collusione, stabilendo che non è punibile la condotta dell'estraneo che ha semplicemente consentito o aderito a una proposta collusiva. Tuttavia, la Corte specifica che il concorso dell'estraneo diventa punibile solo in presenza di comportamenti attivi, come l'istigazione, la determinazione o l'agevolazione, che possano realmente influenzare il perfezionamento del reato, ai sensi dell'art. 110 del codice penale.
Collusione di cui all'art. 3 legge n. 1383 del 1941 - Concorso dell'estraneo nel reato - Possibilità - Condizioni. In tema di collusione di cui all'art. 3 legge 9 dicembre 1941, n. 1383, non è punibile la condotta dell'estraneo che abbia consentito o aderito alla proposta collusiva, configurandosi, invece, concorso punibile nel caso di istigazione, determinazione o agevolazione idonee ad incidere, ai sensi dell'art. 110 cod. pen., sul perfezionamento della fattispecie.
Questa massima è particolarmente significativa poiché delinea chiaramente i confini della responsabilità penale in materia di collusione. Essa sottolinea l'importanza del ruolo attivo della persona estranea al reato, evidenziando come la mera adesione a una proposta non sia sufficiente a configurare una responsabilità penale, a meno che non si dimostri un intervento diretto nel reato stesso.
La sentenza n. 21936 del 2023 si inserisce in un panorama giurisprudenziale ampio, dove sono già presenti altre pronunce che si sono espresse su temi analoghi. È utile notare che la Corte ha richiamato precedenti importanti, sia conformi che difformi, che hanno trattato la questione del concorso dell'estraneo nel reato. Tra questi, la sentenza n. 9892 del 1998, che ha confermato l'orientamento attuale, e la n. 2645 del 1997, che presentava una visione differente.
In particolare, l'interpretazione fornita dalla Corte di Cassazione offre un'importante guida a tutti gli operatori del diritto, poiché chiarisce quando una condotta possa configurarsi come punibile. I professionisti devono pertanto prestare attenzione alle modalità di partecipazione di un estraneo in caso di collusione, per valutare la possibilità di responsabilità penale.
In conclusione, la sentenza n. 21936 del 2023 rappresenta un passo significativo nella definizione dei contorni della collusione e del concorso dell'estraneo nel reato. Essa fornisce chiarimenti essenziali che possono influenzare le strategie di difesa e l'interpretazione delle norme da parte degli avvocati. La distinzione tra semplice adesione e comportamento attivo è fondamentale per la valutazione della responsabilità penale, e questa sentenza potrà servire come riferimento per futuri casi giuridici.