Detenzione amministrativa degli stranieri: la Cassazione n. 15754/2025 sul dovere di “controllo pieno” del giudice

Con la recente sentenza n. 15754/2025 la Corte di cassazione torna sul delicato tema del trattenimento amministrativo degli stranieri nei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR). La decisione – che conferma il rigetto del reclamo avverso un provvedimento della Corte d’appello di Palermo – offre spunti importanti per gli operatori del diritto: al giudice della convalida è richiesto un esame completo, finanche officioso, degli atti che fondano il decreto di espulsione e la conseguente privazione della libertà.

Il cuore della pronuncia

Trattenimento amministrativo delle persone straniere ai sensi della legge n. 187 del 2024 - Controllo del giudice in sede di convalida o proroga del trattenimento - Acquisizione di elementi documentali incidenti sulla legittimità del decreto di espulsione e del decreto di trattenimento - Necessità. In tema di trattenimento amministrativo delle persone straniere nel regime processuale conseguente al d.l. 11 ottobre 2024, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 dicembre 2024, n. 187, in sede di convalida o proroga del trattenimento il controllo del giudice, compatibilmente con i tempi ridotti della procedura, deve compiersi in modo completo ed esaustivo, anche mediante l'acquisizione officiosa degli elementi di prova documentale relativi a provvedimenti presupposti che, anche in via derivata, hanno inciso sulla legittimità del decreto di espulsione e, quindi, del decreto di trattenimento.

La massima pone l’accento su un principio cardine: il giudice non può limitarsi a verificare la mera ritualità formale del provvedimento amministrativo, ma deve indagare – anche procurandosi d’ufficio la documentazione necessaria – sulla sua effettiva legittimità sostanziale. In sostanza, la convalida non è un atto “notarile”, bensì un vero controllo di legalità come imposto dall’art. 13 Cost. e dall’art. 5 CEDU.

Quadro normativo e precedenti

La decisione si innesta nel contesto del d.l. 145/2024, convertito nella l. 187/2024, che ha ridisegnato la procedura di rimpatrio. La Suprema Corte richiama la propria Sez. I civile (sent. 3843/2025), segno di un orientamento ormai consolidato nell’unificare il criterio di tutela della libertà personale, a prescindere dalla veste processuale.

  • Art. 13 Cost. – riserva di legge e controllo giurisdizionale per ogni restrizione della libertà.
  • Art. 5, par. 1, CEDU – divieto di detenzione arbitraria.
  • Art. 14, commi 5 e 6, d.lgs. 286/1998 – presupposti e durata del trattenimento.
  • Art. 6, comma 5, d.lgs. 142/2015 – garanzie in caso di minori o vulnerabili.
  • D.l. 13/2017, art. 5-bis – competenza del giudice di pace in tema di esecuzione.

Di rilievo è anche il riferimento all’art. 234 c.p.p., che legittima l’acquisizione officiosa di documenti quando necessari alla decisione: un ponte tra processo penale e rito camerale ex immigrazione.

Profili applicativi per la pratica forense

Per gli avvocati che assistono persone trattenute, la sentenza apre spazi difensivi maggiori. È ora strategico:

  • sollecitare il giudice a richiedere verbali di polizia, segnalazioni Schengen, fotosegnalamenti e pregressi dinieghi di protezione;
  • eccepire la nullità della convalida qualora tali atti non vengano acquisiti;
  • invocare l’incompatibilità della detenzione con condizioni di salute o vulnerabilità, producendo certificazioni mediche;
  • richiamare la giurisprudenza CEDU (ad es. Khlaifia c. Italia) quale parametro di interpretazione convenzionalmente orientata.

Non meno importante è il coordinamento con eventuali ricorsi pendenti davanti al TAR avverso il decreto di espulsione: secondo la Cassazione, se emergono elementi di illegittimità, il giudice della convalida deve tenerne conto senza attendere l’esito del giudizio amministrativo.

Conclusioni

La pronuncia n. 15754/2025 rafforza le garanzie della persona straniera privata della libertà, ribadendo che il controllo giurisdizionale non può essere un passaggio formale, ma deve tradursi in un vero scrutinio di merito. La difesa è chiamata a un ruolo proattivo, fornendo o sollecitando la raccolta di ogni documento utile a dimostrare l’eventuale illegittimità del provvedimento di espulsione o trattenimento. In attesa dei giudizi di costituzionalità pendenti su diversi articoli del T.U. Immigrazione, la Cassazione traccia così una linea chiara: la tutela della libertà personale non ammette scorciatoie procedurali.

Studio Legale Bianucci