Il delitto di atti persecutori, noto come stalking, è una grave minaccia alla libertà e serenità delle vittime. La sua natura, legata alla reiterazione delle condotte, è spesso al centro di dibattiti giuridici. La recente Sentenza della Corte di Cassazione n. 18868, depositata il 20 maggio 2025, offre chiarimenti cruciali sulla procedibilità di questo reato, rafforzando la tutela per chi ne è vittima e definendo il ruolo della querela.
L'articolo 612-bis del Codice Penale sanziona chi, con condotte reiterate, minaccia o molesta in modo da causare un grave stato d'ansia, un fondato timore per l'incolumità o da costringere ad alterare le proprie abitudini. Questo reato è "abituale", richiedendo una pluralità di azioni che, nel loro insieme, creano un quadro persecutorio. La procedibilità per stalking è a querela della persona offesa, un atto fondamentale che avvia l'azione penale.
Il delitto di atti persecutori ha natura di reato abituale improprio per cui, ove la reiterazione concerna anche condotte poste in essere dopo la proposizione della querela, la condizione di procedibilità si estende a queste ultime, le quali, unitariamente considerate con le precedenti, integrano l'elemento oggettivo del reato.
Questa massima della Sentenza n. 18868/2025 è di vitale importanza. Chiarisce che lo stalking è un "reato abituale improprio". Ciò significa che se la vittima presenta una querela e gli atti persecutori continuano, non è necessario presentare una nuova querela per le condotte successive. La condizione di procedibilità si estende automaticamente a queste ultime. Tutti gli atti, precedenti e successivi alla querela, sono considerati unitariamente come parte di un'unica condotta persecutoria, integrando l'elemento oggettivo del reato. Questa interpretazione consolida la protezione per le vittime, in linea con orientamenti precedenti (es. Rv. 273640-01).
La decisione della Cassazione, con Presidente C. R. e estensore A. F., ha conseguenze dirette per le vittime e il sistema giudiziario:
È essenziale che le vittime di stalking siano consapevoli di questo principio. La querela è un atto decisivo che attiva un meccanismo di protezione esteso, e il persistere delle condotte non rende la querela inefficace, ma rafforza la prova della reiterazione e della gravità del reato.
La Sentenza n. 18868/2025 della Corte di Cassazione rafforza la protezione contro lo stalking. Ribadendo la natura di reato abituale improprio e l'estensione della procedibilità, la Corte assicura che l'atto di denunciare abbia piena efficacia nel tempo, senza la necessità di ulteriori adempimenti. Questo non solo semplifica l'iter processuale, ma invia un messaggio chiaro ai persecutori sulla serietà e continuità dell'azione penale. Per chi affronta lo stalking, rivolgersi a professionisti legali esperti è sempre la scelta migliore per garantire la tutela dei propri diritti.