La sentenza n. 21641 del 2 marzo 2023, emessa dalla Corte di Cassazione, affronta un tema di grande rilevanza nel campo del diritto penale: la definizione di "relazione affettiva" ai fini della configurazione della circostanza aggravante di cui all'art. 612-bis, comma secondo, del Codice Penale. Questa decisione si inserisce in un contesto giuridico complesso, in cui la distinzione tra atti persecutori e comportamenti leciti richiede un'attenta analisi del legame tra le parti coinvolte.
La norma di riferimento, l'articolo 612-bis del Codice Penale, disciplina gli atti persecutori, ovvero quei comportamenti che arrecano disagio e paura alla vittima. In particolare, la circostanza aggravante di cui al comma secondo si applica quando esiste una "relazione affettiva" tra l'autore del reato e la persona offesa. La Corte ha chiarito che tale relazione non deve necessariamente essere intesa come una stabile condivisione della vita comune, ma implica comunque un legame di fiducia che genera aspettative di protezione nella vittima.
Atti persecutori - Aggravante di cui all'art. 612-bis, comma secondo, cod. pen. - "Relazione affettiva" - Nozione. In tema di atti persecutori, ai fini della configurabilità della circostanza aggravante di cui all'art. 612-bis, comma secondo, cod. pen., la "relazione affettiva" tra autore del reato e persona offesa, pur se non intesa necessariamente soltanto come "stabile condivisione della vita comune", postula quantomeno la sussistenza, da verificarsi in concreto, di un legame connotato da un rapporto di fiducia, tale da ingenerare nella vittima aspettative di tutela e protezione, costituendo l'abuso o l'approfittamento di tale legame il fondamento della "ratio" di aggravamento della disposizione in esame.
Questa massima evidenzia come il legame di fiducia tra le parti sia cruciale per la configurazione della circostanza aggravante. Essa deve essere verificata caso per caso, esaminando le specificità della relazione tra autore e vittima.
La sentenza n. 21641 del 2023 segna un passo importante nell'interpretazione della norma sugli atti persecutori, fornendo indicazioni chiare sulla nozione di "relazione affettiva". Questa chiarezza normativa non solo aiuta a delineare i confini tra comportamenti accettabili e reati, ma offre anche maggiori strumenti di tutela per le vittime di stalking e atti persecutori. È fondamentale che i professionisti del diritto prendano in considerazione queste indicazioni nella loro attività, contribuendo così a una maggiore sicurezza e protezione per le persone coinvolte in tali situazioni.