L'era digitale ha trasformato l'amministrazione della giustizia, rendendo cruciale la sicurezza dei sistemi informatici che gestiscono informazioni sensibili. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17820 del 12 maggio 2025, ha fornito un'interpretazione fondamentale riguardo al delitto di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, in particolare modo in riferimento al Sistema Informatico della Cognizione Penale (SICP). Questa pronuncia non solo chiarisce i confini dell'illecito, ma rafforza significativamente la tutela dei dati gestiti dalla pubblica amministrazione.
L'articolo 615-ter del Codice Penale, "Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico", sanziona chiunque si introduca abusivamente in un sistema protetto da misure di sicurezza. La norma tutela riservatezza, integrità e disponibilità dei sistemi. La sua importanza è cresciuta con la digitalizzazione dei servizi pubblici. La sentenza in esame si concentra sulla forma aggravata del delitto, applicabile quando l'accesso avviene su sistemi di "interesse pubblico", come il SICP.
La vicenda ha coinvolto l'imputato P. D., per un accesso non autorizzato al Sistema Informatico della Cognizione Penale (SICP). La Cassazione ha parzialmente annullato la sentenza della Corte d'Appello di Napoli del 9 settembre 2024. Il nodo centrale è la qualificazione del SICP come sistema di "interesse pubblico", che fa scattare l'aggravante dell'articolo 615-ter, comma terzo, del codice penale. Cosa rende il SICP così meritevole di tutela rafforzata?
La Suprema Corte, con la sentenza n. 17820/2025, ha risposto con chiarezza, evidenziando:
Questi elementi, secondo la Cassazione, includono il SICP tra i sistemi di "interesse pubblico", con le relative conseguenze penali.
La sentenza n. 17820/2025, presieduta dal Dott. L. P. e con estensore il Dott. T. M., ha cristallizzato un principio fondamentale per la tutela dei sistemi informatici della giustizia. Ecco la massima integrale:
Integra il delitto di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, nella forma aggravata, l'accesso al Sistema Informatico della Cognizione Penale (SICP) che è incluso tra i sistemi di "interesse pubblico" in ragione del contenuto, del diretto riferimento all'amministrazione della giustizia, della gestione da parte di una pubblica istituzione, nonché delle modalità d'ingresso, consentite solo a soggetti debitamente autorizzati in funzione delle mansioni pubbliche svolte.
Questa affermazione non lascia dubbi: l'accesso non autorizzato al SICP è un reato aggravato. La motivazione si radica nella funzione pubblica e delicatezza delle informazioni. Il riferimento implicito all'articolo 97 della Costituzione rafforza l'idea che la sicurezza informatica sia strumentale alla corretta erogazione della giustizia. La sentenza si pone in continuità con precedenti pronunce (come la n. 47510/2018 e la n. 16180/2021), consolidando un orientamento che mira a rafforzare la protezione dei dati e dei sistemi cruciali per lo Stato.
La sentenza n. 17820 del 2025 della Corte di Cassazione rappresenta un monito importante per chi opera con i sistemi informatici della pubblica amministrazione. Sottolinea l'importanza di rispettare le procedure di accesso e le misure di sicurezza, pena sanzioni penali aggravate. La qualificazione del SICP come sistema di "interesse pubblico" è un riconoscimento della sua funzione vitale per la giustizia e della necessità di proteggere con la massima fermezza le informazioni. In un'epoca di crescente cybercriminalità, pronunce come questa sono essenziali per delineare confini chiari e garantire la fiducia dei cittadini nella sicurezza dei dati gestiti dalle istituzioni.