La sentenza n. 44504 del 2024, emessa dalla Corte d'Appello di Firenze, ha posto l'accento su un tema di cruciale importanza nel diritto penale: l'incompatibilità del giudice che si è già pronunciato nello stesso procedimento riguardante la misura di prevenzione patrimoniale. Questo tema, che tocca i principi fondamentali del giusto processo, merita un'analisi approfondita per comprenderne le implicazioni.
La Corte ha affrontato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 37, comma 1, lett. a), in relazione all'art. 36, comma 1, lett. g), del codice di procedura penale, evidenziando una possibile contraddizione con gli articoli 24, 111 e 117 della Costituzione italiana. In particolare, l'ordinanza ha sottolineato come non sia manifestamente infondata l'idea che un giudice, che abbia già disposto la restituzione degli atti all'autorità proponente, non possa decidere sulla richiesta di sequestro e confisca di prevenzione.
Procedimento di applicazione di misure di prevenzione patrimoniale - Giudice che ha restituito gli atti all'autorità proponente per l'espletamento di ulteriori indagini ai sensi dell'art. 20, comma 2, d.lgs. n. 159 del 2011 - Incompatibilità a decidere sulla richiesta di sequestro e confisca di prevenzione - Questione di legittimità costituzionale - Non manifesta infondatezza. Non è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 37, comma 1, lett. a), in relazione all'art. 36, comma 1, lett. g), cod. proc. pen., che richiama l'art. 34 cod. proc. pen., per contrasto con gli artt. 24, 111 e 117 Cost., quest'ultimo in relazione agli artt. 6 CEDU e 47 Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nella parte in cui non prevede che possa essere ricusato dalle parti il giudice che, chiamato a decidere sull'applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, abbia disposto, nel medesimo procedimento, la restituzione degli atti all'autorità proponente, ai sensi dell'art. 20, comma 2, d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159.
Questa massima evidenzia la delicatezza del ruolo del giudice e l'importanza di garantire un processo equo. La questione sottolinea la necessità di una netta separazione tra le fasi di indagine e quelle decisionali, per evitare che il giudice possa essere influenzato da atti compiuti in precedenza.
In conclusione, la sentenza n. 44504 del 2024 rappresenta un passo significativo verso il rafforzamento dei diritti processuali e della tutela dell'imparzialità del giudice. La Corte d'Appello di Firenze, con la sua decisione, non solo ha messo in evidenza le problematiche legate all'incompatibilità del giudice, ma ha anche aperto la strada a un possibile intervento legislativo volto a garantire processi sempre più equi e giusti. Sarà interessante osservare come questi principi verranno applicati nei futuri sviluppi giurisprudenziali e normativi.